martedì 23 giugno 2015

lunedì 27 aprile 2015

Il mio Bang

Toyo Ito : "la città simulata"

In ogni momento della storia dell’uomo il desiderio di vita nuova è partito da uno spazio nuovo. Negli anni cinquanta per esempio, secondo le regole del buon modern living style, il sogno di tutti era una casa rivestita di alluminio ed invasa dagli elettrodomestici. Ora se si vuole dare un’immagine della vita dell’uomo, bisogna ricercare l’idea di vita perfetta considerando che viviamo nell’era dei personal computers.La ricerca di uno spazio omogeneo, universale e abitabile per l’uomo del nostro tempo è proprio ciò che sta alla base del lavoro sperimentale di Toyo Ito. Egli si chiede quindi come trovarlo dal momento che la nostra vita è quasi a tutti gli effetti simulata. L’ architetto di oggi deve dunque porsi il problema di come creare uno spazio permanente nella realtà contemporanea che è relativa e in continuo mutamento.Quando si crea un’architettura in una città simulata, si devono affrontare due problemi: il come creare un’architettura che sia un’entità, quando si rischia di perdere il significato delle cose in quanto reali;e il come creare un’architettura duratura in una situazione di continuo mutamento.La contraddizione da superare è dunque come realizzare un’architettura reale e uno spazio permanente in mezzo ad una realtà effimera ed in movimento. Ito propone di creare un’architettura fittizia, o meglio, un’architettura che sia un’entità fissa e duratura ma che vesta la maschera della costruzione temporanea e a cui venga attribuito un aspetto fittizio e provvisorio grazie ai giochi della finzione e dell’artificialità. Egli cerca di dare vita ad un’architettura integrata con il paesaggio nascondendo il volume degli edifici in rivestimenti luminosi o di vetro e trasforma lo spazio urbano in uno spazio “sonoro” tramite l’uso della nuova tecnologia.In questo modo l’architetto giapponese tende a creare una trade-union tra lo spazio primitivo, che si rifà alla natura. E lo spazio virtuale, connesso al mondo reale tramite la rete elettronica. Dal momento che l’architettura è sempre servita come mezzo di adattamento all'ambiente naturale, l’architettura contemporanea deve funzionare come mezzo di adattamento all’ambiente informatico; l’architettura oggi deve farsi vestito mediale . L’ architettura è percepita quindi come se fosse un’estensione dell’epidermide dell’uomo, un continuum del senso tattile, perciò in questa dimensione il muro non può più essere pesante e in pietra, ma flessibile e duttile, come un rivestimento, come una pelle. L’architettura ricoperta da tale membrana, funziona come abito mediale.











martedì 24 marzo 2015

L'IDEA PROGETTUALE ISPIRATA DALL' "IMPRINTING"


L'IMMAGINE DELL' "IMPRINTING" : IL CIRCEO




Ci si svegliava presto ,qualche volta per via delle infinite zanzare a volte a causa del megafono dell'”arrotino”, ma sempre di buon umore, felice di affrontare una nuova giornata di sole.

Tutte le mattine si andava al mare al lido Ulisse , a due passi da casa. Gli ombrelloni e le sdraio erano tutte a righe bianco blu e ed era pieno di bambini della mia stessa età. Trascorrevo la giornate a cercare telline, giocare a biglie o alla sala giochi del lido. Ero inarrestabile . Io e il mio amico Filippo passavamo intere giornate assieme a giocare a pallone sulla spiaggia infastidendo chiunque, dai bagnini ai passanti. Ma l'orario che preferivo erano dalle sette alle otto . A quel ora il sole tramonta alle spalle del promontorio del Circeo e nel cielo si espande una luce fantastica con gamma di colori che va dal rosa al viola e tutto diviene magia. Il caldo era piacevole e la brezza marina si alzava rinfrescando tutta la spiaggia. Era il momento in cui tutto sembrava precario, effimero e cercavo di godermi ogni momento di questo stato, rilassandomi sulla riva disteso ad immaginare storie e mondi tra quelle nuvole rosa . La spiaggia pian piano si ammutoliva e tutto sembrava in balia di poter scomparire da un momento ad un altro finchè gli ultimi raggi di sole si nascondevano dietro al Circeo e la voce di mio fratello mi richiamava per ritornare a casa che era ormai tardi. Il tramonto di Terracina è un luogo che porto nel cuore perchè metafisico e straordinariamente bello.
IL MIO IMPRINTING


Il luogo del mio imprinting è Terracina.
 Qui ho vissuto ogni estate della mia infanzia insieme alla mia famiglia . Affittavamo sempre una casa per le vacanze estive da alcuni amici dei miei e lì trascorrevamo metà mese di giugno e tutto luglio. La casa si trovava in via Basilicata ed era bellissima.
 Dal balcone si vedeva il mare e nelle giornate poco afose si vedevano anche le isole pontine all'orizzonte. Frotte di gente camminava a destra e sinistra sul lungomare dalla mattina alla sera fino a tardi. Per me era straordinario vedere cosi tante persone dal momento che ho sempre vissuto a Campodimele, un piccolo paese di poco più di 500 persone immerso nelle montagne ,in cui ci si saluta tutti e non è mai necessario presentarsi a nessuno. 
Un'euforia continua mi innebriava la mente da quel moto continuo di luoghi, di persone, di storie.

martedì 3 marzo 2015

area di studio 
TEVERE CAVO: area 18




area di studio 
TEVERE CAVO: area 24







lunedì 2 marzo 2015

LABIVSAGGIO2015

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA IV - PROF. ARCH. ANTONINO SAGGIO

LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA III - PROF. ARCH. ALESSANDRA DE CESARIS