Toyo Ito : "la città simulata"
In
ogni momento della storia dell’uomo il desiderio di vita nuova è
partito da uno spazio nuovo. Negli anni cinquanta per esempio,
secondo le regole del buon modern
living style,
il sogno di tutti era una casa rivestita di alluminio ed invasa dagli
elettrodomestici. Ora se si vuole dare un’immagine della vita
dell’uomo, bisogna ricercare l’idea di vita perfetta considerando
che viviamo nell’era dei personal computers.La ricerca di uno
spazio omogeneo, universale e abitabile per l’uomo del nostro tempo
è proprio ciò che sta alla base del lavoro sperimentale di Toyo
Ito. Egli si chiede quindi come trovarlo dal momento che la nostra
vita è quasi a tutti gli effetti simulata. L’ architetto di oggi
deve dunque porsi il problema di come creare uno spazio permanente
nella realtà contemporanea che è relativa e in continuo
mutamento.Quando si crea un’architettura in una città simulata, si
devono affrontare due problemi: il come creare un’architettura che
sia un’entità, quando si rischia di perdere il significato delle
cose in quanto reali;e il come creare un’architettura duratura in
una situazione di continuo mutamento.La contraddizione da superare è
dunque come realizzare un’architettura reale e uno spazio
permanente in mezzo ad una realtà effimera ed in movimento. Ito
propone di creare un’architettura fittizia, o meglio,
un’architettura che sia un’entità fissa e duratura ma che vesta
la maschera della costruzione temporanea e a cui venga attribuito un
aspetto fittizio e provvisorio grazie ai giochi della finzione e
dell’artificialità. Egli cerca di dare vita ad un’architettura
integrata con il paesaggio nascondendo il volume degli edifici in
rivestimenti luminosi o di vetro e trasforma lo spazio urbano in uno
spazio “sonoro” tramite l’uso della nuova tecnologia.In questo
modo l’architetto giapponese tende a creare una trade-union tra
lo spazio primitivo, che si rifà alla natura. E lo spazio virtuale,
connesso al mondo reale tramite la rete elettronica. Dal momento che
l’architettura è sempre servita come mezzo di adattamento
all'ambiente naturale, l’architettura contemporanea deve funzionare
come mezzo di adattamento all’ambiente informatico; l’architettura
oggi deve farsi vestito
mediale .
L’ architettura è percepita quindi come se fosse un’estensione
dell’epidermide dell’uomo, un continuum
del
senso tattile, perciò in questa dimensione il muro non può più
essere pesante e in pietra, ma flessibile e duttile, come un
rivestimento, come una pelle. L’architettura ricoperta da tale
membrana, funziona come abito
mediale.
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