ESAME FINALE!!!!!
lunedì 20 luglio 2015
martedì 12 maggio 2015
lunedì 27 aprile 2015
Il mio Bang
Toyo Ito : "la città simulata"
Toyo Ito : "la città simulata"
In
ogni momento della storia dell’uomo il desiderio di vita nuova è
partito da uno spazio nuovo. Negli anni cinquanta per esempio,
secondo le regole del buon modern
living style,
il sogno di tutti era una casa rivestita di alluminio ed invasa dagli
elettrodomestici. Ora se si vuole dare un’immagine della vita
dell’uomo, bisogna ricercare l’idea di vita perfetta considerando
che viviamo nell’era dei personal computers.La ricerca di uno
spazio omogeneo, universale e abitabile per l’uomo del nostro tempo
è proprio ciò che sta alla base del lavoro sperimentale di Toyo
Ito. Egli si chiede quindi come trovarlo dal momento che la nostra
vita è quasi a tutti gli effetti simulata. L’ architetto di oggi
deve dunque porsi il problema di come creare uno spazio permanente
nella realtà contemporanea che è relativa e in continuo
mutamento.Quando si crea un’architettura in una città simulata, si
devono affrontare due problemi: il come creare un’architettura che
sia un’entità, quando si rischia di perdere il significato delle
cose in quanto reali;e il come creare un’architettura duratura in
una situazione di continuo mutamento.La contraddizione da superare è
dunque come realizzare un’architettura reale e uno spazio
permanente in mezzo ad una realtà effimera ed in movimento. Ito
propone di creare un’architettura fittizia, o meglio,
un’architettura che sia un’entità fissa e duratura ma che vesta
la maschera della costruzione temporanea e a cui venga attribuito un
aspetto fittizio e provvisorio grazie ai giochi della finzione e
dell’artificialità. Egli cerca di dare vita ad un’architettura
integrata con il paesaggio nascondendo il volume degli edifici in
rivestimenti luminosi o di vetro e trasforma lo spazio urbano in uno
spazio “sonoro” tramite l’uso della nuova tecnologia.In questo
modo l’architetto giapponese tende a creare una trade-union tra
lo spazio primitivo, che si rifà alla natura. E lo spazio virtuale,
connesso al mondo reale tramite la rete elettronica. Dal momento che
l’architettura è sempre servita come mezzo di adattamento
all'ambiente naturale, l’architettura contemporanea deve funzionare
come mezzo di adattamento all’ambiente informatico; l’architettura
oggi deve farsi vestito
mediale .
L’ architettura è percepita quindi come se fosse un’estensione
dell’epidermide dell’uomo, un continuum
del
senso tattile, perciò in questa dimensione il muro non può più
essere pesante e in pietra, ma flessibile e duttile, come un
rivestimento, come una pelle. L’architettura ricoperta da tale
membrana, funziona come abito
mediale.
martedì 24 marzo 2015
Ci si svegliava presto ,qualche volta per via delle infinite zanzare a volte a causa del megafono dell'”arrotino”, ma sempre di buon umore, felice di affrontare una nuova giornata di sole.
Tutte le mattine si andava al mare al lido Ulisse , a due passi da casa. Gli ombrelloni e le sdraio erano tutte a righe bianco blu e ed era pieno di bambini della mia stessa età. Trascorrevo la giornate a cercare telline, giocare a biglie o alla sala giochi del lido. Ero inarrestabile . Io e il mio amico Filippo passavamo intere giornate assieme a giocare a pallone sulla spiaggia infastidendo chiunque, dai bagnini ai passanti. Ma l'orario che preferivo erano dalle sette alle otto . A quel ora il sole tramonta alle spalle del promontorio del Circeo e nel cielo si espande una luce fantastica con gamma di colori che va dal rosa al viola e tutto diviene magia. Il caldo era piacevole e la brezza marina si alzava rinfrescando tutta la spiaggia. Era il momento in cui tutto sembrava precario, effimero e cercavo di godermi ogni momento di questo stato, rilassandomi sulla riva disteso ad immaginare storie e mondi tra quelle nuvole rosa . La spiaggia pian piano si ammutoliva e tutto sembrava in balia di poter scomparire da un momento ad un altro finchè gli ultimi raggi di sole si nascondevano dietro al Circeo e la voce di mio fratello mi richiamava per ritornare a casa che era ormai tardi. Il tramonto di Terracina è un luogo che porto nel cuore perchè metafisico e straordinariamente bello.
IL MIO IMPRINTING
Il luogo del mio imprinting è
Terracina.
Qui ho vissuto ogni estate della mia infanzia insieme alla
mia famiglia . Affittavamo sempre una casa per le vacanze estive da
alcuni amici dei miei e lì trascorrevamo metà mese di giugno e
tutto luglio. La casa si trovava in via Basilicata ed era bellissima.
Dal balcone si vedeva il mare e nelle giornate poco afose si vedevano
anche le isole pontine all'orizzonte. Frotte di gente camminava a
destra e sinistra sul lungomare dalla mattina alla sera fino a tardi.
Per me era straordinario vedere cosi tante persone dal momento che ho
sempre vissuto a Campodimele, un piccolo paese di poco più di 500
persone immerso nelle montagne ,in cui ci si saluta tutti e non è
mai necessario presentarsi a nessuno.
Un'euforia continua mi
innebriava la mente da quel moto continuo di luoghi, di persone, di
storie.
lunedì 2 marzo 2015
LABIVSAGGIO2015
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA IV - PROF. ARCH. ANTONINO SAGGIO
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA III - PROF. ARCH. ALESSANDRA DE CESARIS
LABORATORIO DI PROGETTAZIONE ARCHITETTONICA III - PROF. ARCH. ALESSANDRA DE CESARIS
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